Vieni a prendere un caffè da me

caffè

Andiamoci a prendere un caffè. Una proposta che non impegna, lo spazio temporale strettamente necessario per spingere un poco più in là il momento in cui ci si presenta l’uno all’altro, per la prima volta. Il caffè è  l’agorà del commento politico, sportivo, con cui incominciamo la giornata, è l’attimo di pausa che difficilmente consumiamo da soli, che offriamo a chi desideriamo vicino.

Il profumo del caffè che riempie le stanze. Sì, va tutto bene, sono a casa.

Alle dieci dell’11 febbraio fisso l’appuntamento con Pino Mannarino davanti ad un caffè, per il sito che ho finalmente deciso di aprire.

E’ da qualche tempo che ci penso. E retrocedo sempre. Arrivo in ritardo, sbaglio strada. L’ultima resistenza.

Il 19 febbraio comincio a lavorare. Il 5 marzo l’emergenza Covid-19.

Tutto intorno precipita nel silenzio che a mano a mano ci invade, e al pari del rumore prende dimora in ogni fibra del nostro apparato senziente e lo sgomenta. Un silenzio in cui perdiamo il senso di orientamento, che prende in ostaggio la città che abitualmente ci stride addosso con il frastuono delle nostre esistenze che vanno di fretta, che ci obbliga a fermare i nostri gesti nella riflessione sulla loro necessità, che ci sbarra il passo alla fuga.

Il silenzio che le sirene delle ambulanze decapitano.

E’ irreale la gigantesca bolla che ci separa dal “fuori”.

Il 18 marzo registro i racconti de “Il corpo incredulo”, il giorno dopo le “Istantanee”, in piedi, appoggiando il telefonino, in orizzontale, sui libri sulla cassettiera, in camera da letto. Non ho un microfono e è necessario un filtro anti-pop e siamo in quarantena.

Pino mi dà indicazioni su come assemblarlo. Angelo ci prova con una gruccia di alluminio da lavanderia, ma è scomodo, devo rispettare le distanze – a 6 cm dal microfono del telefonino e altrettanti dalle labbra – usare la mano destra per far scorrere le pagine sul PC e stare seduta, incassata, per non superare l’altezza dei due cuscini che dovrebbero garantirmi l’assorbimento delle onde sonore. Una specie di bunker, in altri termini!

Per qualche giorno procedo a fatica, con risultati che differiscono sensibilmente dalla registrazione, considerata ottimale, che non riesco a ricordare come ho realizzato.

Finalmente, mi viene l’idea di creare uno strumento che possa essere installato sul telefonino, in modo da non modificare le condizioni per gli audio che seguiranno. Un barattolo di yogurt greco si presta perfettamente allo scopo. Ne ritaglio le pareti, lasciandone solo una sorta di intelaiatura, dopo averne sperimentato l’effetto eco. Ricorda tanto un modulo spaziale!

Proseguo con le registrazioni predisposte per l’apertura del sito: “ventiframmenti” per intero, “Solo uno sbaglio, un’altra storia”, “Romanza” e “Appunti di un viaggiatore distratto”, da “Il corpo incredulo”; i taccuini berlinese, andaluso e siriano, e le Istantanee “Medgugorje”, “Il tempio malatestiano”, “I girasoli e il poeta”, “Orvinio”, “Spalato”; le poesie “Se una mattina camminando”, “A Mac”, “Anti-Uomo”, “Bolero” e “Di doppio ritratto”.

Mi piacerebbe aprire mercoledì 8 aprile, ma non ce la facciamo: alle 22.30 non abbiamo ancora terminato il nostro lavoro. Sarà per domani, giorno di Giove. Sono le 13.03. Via!

E’ nato così il mio sito e questo è il primo articolo del blog che apro oggi, per fare due chiacchiere con te che vieni a farmi visita, che ti accomodi tra le mie cose, con la prospettiva della finestra aperta sulla terrazza in panorama.

E’ uno spazio nel quale desidero dialogare con chi ha voglia di partecipare, di mettersi in gioco, anche con iniziative artistiche che reputa interessanti da condividere.

Vieni, il caffè è sul fuoco, ho preparato le tazzine…

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Tiziana
4 anni fa

Mitica!!! …e un buon caffè insieme molto volentieri!!!!