La prima è un denaro di Federico II. Sul diritto, il conio d’incudine, ROM IMPERATOR (imperatore dei Romani), nel campo FR, sotto una stella a sei punte. Sul rovescio R. IERSL’ET. SICIL (re di Gerusalemme e di Sicilia), con croce patente (a bracci uguali che si allargano alle estremità), caricata da doppio cerchio lineare.
La seconda è un centennionale di Costantino Magno, moneta bronzea che fu coniata nel IV sec. d. C. in sostituzione del follis che, nel corso degli anni, aveva subito una pesante svalutazione. Sul diritto il busto elmato e corazzato di Costantino, volto a destra, e l’epigrafe CONSTANTINUS AUG; sul rovescio BEATA TRANQUILLITAS e un altare sormontato da un globo.
La terza è una dracma che ha 2300 anni. E’ la mia preferita. E’ stata coniata durante l’impero di Alessandro Magno, sulla base del medesimo sistema ponderale euboico-attico utilizzato dalla dracma di Atene, adottata probabilmente all’epoca di Solone (fine del VII- inizio VI sec. a. C.).
Sono affascinata da queste piccole opere, frutto del talento di incisori, per lo più sconosciuti, che si sono ispirati ai grandi motivi dell’arte ufficiale e che, proprio in virtù di questo dettaglio, hanno concretato le loro creazioni di un inestimabile significato storico e iconografico. Bassorilievi di pregio su metallo, passati di mano in mano, centinaia di anni fa.
I ritratti dei sovrani delle dinastie ellenistiche, i grandi protagonisti della storia della Roma repubblicana e imperiale, gli avvenimenti politici, bellici, religiosi e sociali, i matrimoni, le nascite, i viaggi dei componenti della famiglia regnante, le opere d’arte più famose sono celebrati e riprodotti fedelmente su questi tondelli che ci hanno consentito di ricostruire anche il sistema delle relazioni economiche e politiche intessute dai vari stati dell’antichità.
Il valore di una moneta dipende dal suo peso e dal metallo di cui è costituita. La mia dracma è d’argento e pesa circa 3 grammi. Sul diritto la testa di Ercole, coperta di pelle leonina, volta a destra; sul rovescio l’iscrizione ALEXANDROU e Zeus, seduto in trono con asta e aquila.
La dracma, in origine non costituiva un intero ma una metà: precisamente la metà dello statere. Il suo nome, come ci spiegano Plutarco e gli antichi grammatici, deriva da dràs, pugno, e dracma, dunque, stava a significare una mano piena di grani, il cui peso sarebbe stato in seguito equivalente alla quantità di metallo necessaria al suo conio.
Peso e metallo, dunque, sono i parametri determinanti il valore di una moneta e il termine greco nomìsmata, plurale di nòmisma, da nòmos, legge, sottolinea come essa, esclusivo monopolio statale, fosse garantita dalla legge per quel che concerne la lega del metallo coniato e il suo peso.
Altre parole con cui i Greci e i Romani le designano, riferite in un primo momento al materiale monetato – vedi krusìon, argùrion, chàlkon, i latini aurum, argentum, aes, rispettivamente oro, argento e bronzo o rame – successivamente diventeranno nomi generici con cui la indicheranno.
L’argento, che veniva estratto nelle miniere del Laurion, in Attica, è il metallo-moneta per i Greci; l’oro, abbondante in Asia Minore, sia nelle sabbie dei fiumi che nelle miniere, lo è per le grandi monarchie della Lidia, della Persia, per le dinastie macedoni, tolemaiche, seleuciche, romane e bizantine; il bronzo, infine, per le popolazioni italiche e per Roma che, anche in età imperiale, lo utilizzerà in via preferenziale per la valuta circolante. E ancora, l’etimologia di pecunia, obolo, quella della stessa moneta ci raccontano storie che parlano dei millenni di vita del mezzo di scambio per eccellenza che si andò progressivamente a sostituire al baratto e alla permuta delle merci più varie. Tra le più utilizzate, il bestiame, pecus, da cui, appunto deriva pecunia, denaro, e peculato che, in origine, significava furto di pecore. La consuetudine, poi, di numerare il bestiame per capita, a testa, si svela nella parola capitale.
Le fonti antiche, i poemi omerici, le scoperte archeologiche attestano che nelle transazioni commerciali convivevano differenti sistemi di scambio e che il metallo, prima di essere monetato, veniva utilizzato come utensile e a peso.
Ai giochi che si celebrano ai funerali dell’amato Patroclo, Achille stabilisce come primo premio nella gara dell’arco dieci bipenni (ascia a doppio tagliente) e come secondo dieci ad un’unica lama. A Cipro, Egina, Micene sono stati rinvenuti anelli d’oro di diverso peso, da poco più di un grammo a dodici; a Cipro, Creta, in Eubea, in Sardegna sono emersi dagli scavi pani di rame rettangolari che variano tra i dieci e i trentotto chilogrammi. Ad Argo le indagini archeologiche all’interno dell’Heraion hanno portato alla luce spiedi di ferro, gli obeloi, che servivano al medesimo scopo. La parola obelòs indicherà successivamente una piccola moneta d’argento del valore di un sesto di dracma.
Moneta, infine, deriva dal soprannome di Giunone: l’ammonitrice, colei che avverte e salva dai pericoli.
Era la metà del IV sec. a. C. Sul colle del Campidoglio, nel punto esatto in cui sorgeva la casa di Marco Manlio che, nel 392, per primo si rese conto dell’assalto imminente dei Galli Senoni, venne consacrato nel 343 a. C. un tempio a Giunone Moneta, accanto al quale sarebbe sorta successivamente la prima zecca di Roma.
Le mie tre monete appartengono a luoghi e secoli diversi: mondo ellenistico, IV sec. a. C.; impero romano, IV sec. d. C.; Sacro Romano Impero, prima metà del XIII sec. d. C.
Mi vennero donate in seguito alla mia partecipazione alla manifestazione musicale di Santa Cecilia, che si tenne al Teatro Cinthianum di Genzano, il 2 dicembre 2007. Venni invitata da Enzo Garofalo a comporre un canto su un quartetto d’archi del Maestro Daniele Marcelli.
Così nacque “E quando l’orchestra…”, che recitai in quell’occasione. Al pranzo che seguì mi intrattenni in conversazione con un amico di Enzo, appassionato di numismatica, che aveva apprezzato moltissimo i miei versi e me ne chiese una copia.
Dopo qualche settimana, mi venne recapitato un pacchetto.
Le mie tre monete sono un omaggio alla poesia.
Leggo nel silenzio della mattina e penso al tuo talento…in effetti parli di monete….con il racconto e la consueta leggerezza delle parole ci portano ad immaginare fantastiche storie di epoche lontane. Brava MP
Grazie, Mac, con tutto il mio cuore ❤
E’ proprio così …… ci parli di monete e lo fai con la tua solita competenza!
Eppure avviene una magia ancestrale, che libera le vele, scatena l’immaginazione. Il tuo scritto mi fa sentire come una piccola lettrice, in compagnia del suo primo libro. Sempre bellissimo leggerti amica mia!
Grazie, amica mia