Le ali sotto ai piedi

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L’obiettivo, in verità, si presentava decisamente ambizioso o, quanto meno, tale da richiedere almeno due settimane di viaggio e una capacità di resistenza non testata da vent’anni: ci saremmo imbarcati a Civitavecchia, saremmo approdati a Barcellona e avremmo puntato verso nord-est, direzione Andorra, per valicare i Pirenei a bordo della nostra Vespa 300 GTS Super. Dopo due anni di sosta forzata dall’imperversare funesto del Covid-19 era lecito il sogno.

Ci eravamo lasciati con il giro della Sicilia, attraversata da nord a sud, da est a ovest, trafitto il suo cuore in una giornata di eclissi di sole, dono insperato di una parziale tregua dalle temperature infernali che ci avevano perseguitato a Siracusa, con 48 gradi sull’asfalto fondente. Era il 1998, era una BMW R100. La Rex, in barba alle austerità morfologiche, venduta il 22 ottobre del 2020, atto di resa improcrastinabile, al cospetto di un acuto dolore alla gamba sinistra di Mac e ai 230 chili di stazza del mezzo.

Lo guardavo in sella, da dietro, a bordo della mia auto, mentre lo accompagnavo a Fiumicino dal nuovo proprietario, e mi figuravo le immagini con cui in cuor suo la stava salutando. Sfilavano ad una ad una davanti agli occhi, sul rettilineo della corsia di marcia, come tutti i chilometri percorsi in 27 anni: Italia, Germania, Austria, Polonia.

Non è mai facile il commiato quando si ama ma Mac è uno spirito positivo, capace di addomesticare la malinconia e costantemente incline a scovare l’opportunità di un nuovo inizio anche in accidenti che affliggerebbero i più. Mi ha insegnato molto a questo proposito da quando sono al suo fianco. E così, dopo una quindicina di giorni dall’addio alla Rex, il 6 novembre del 2020 ha spalancato le braccia a Blanca, la sua nuova compagna di viaggio, una fiammante Vespa, condotta a casa sotto le cataratte del cielo, a guado della litoranea tra Latina e Ostia.

Archiviato senza possibilità di appello l’utopico progetto pirenaico, scartata la Corsica in virtù di una partenza da Livorno di buon’ora e di un ritorno alle 21.00, che avrebbero comportato due pernottamenti nella città toscana, e, infine, l’ipotesi di un viaggio nelle Marche, con puntatine al mare, allarmati dalle elevatissime temperature previste in quei giorni, ci siamo accomodati su una soluzione a portata di mano e di chilometri per la nostra rentrée in sella, dopo tanto tempo: l’isola d’Elba. 5 giorni, da lunedì a sabato, dribblando l’arrembaggio dei turisti del fine settimana.

Partenza in auto da Trevignano Romano, dove siamo di stanza dall’inizio di luglio, recupero della Vespa a Roma, partenza per Piombino, con brevi soste tecniche, imbarco sul primo traghetto a disposizione.

La domenica il bagaglio: una borsa nera e una sacca gialla, “il tubo”, per due. Si stipano vestiti, magliette, golf, pantaloni lunghi e corti, giacche anti-vento non-si-sa-mai, foulards, sandali, teli da mare, costumi, maschere, scarpe da scoglio e beauty case, con tanto di farmaci di primo soccorso e non, romanzi, taccuino, astuccio, caricabatterie, mini telecamera per riprese subacquee e in corsa. Un bagaglio mirabile e, a tutti gli effetti, ancora riducibile. Sono fiera dell’impresa e Mac è fiero di me.  Non resta che partire!

La mattina del lunedì, alle 8, siamo pronti. Salutiamo Livia che ci accompagna fino all’auto. La malinconia del commiato, seppur breve, occupa inevitabilmente i luoghi che a poco a poco ci lasceremo alle spalle, i gesti conosciuti e i colori delle cose che persevereranno nell’abituale ripetersi dei giorni, anche in nostra assenza.

A Roma, do avvio alle riprese. La Vespa si pavoneggia nel suo assetto da viaggio, davanti al box, carica del suo bagaglio bicolore e Mac, in posa con il casco, allarga le guance in un sorriso impaziente.

L’Aurelia fila via sotto le ruote perché noi siamo partiti con Blanca e siamo liberi e questo è il nostro primo giorno di vacanza.

Santa Marinella, seduti a un bar, a rinnovare l’appuntamento con la colazione del mattino; una stazione di servizio dopo Orbetello, a dissetarci, mentre il caldo incalza, e siamo già a Piombino. Devo riprendere la telecamera, filmare l’imbarco, Livia si è raccomandata. Alle 15.00 sul traghetto siamo in pochi e alle 16.00 ronziamo su per i tornanti e raggiungiamo il nostro albergo, a Procchio.

Blanca è vivace e generosa, ci accompagna nel periplo dell’isola, sulle spiagge gremite, si inerpica in altura, attraversa i centri à la page, lambisce i moli dei porti turistici. E in questo nostro terzo soggiorno ci regala dell’Elba un profilo compiuto che con la barca a vela, prima, e con l’automobile, poi, avevamo solo maldestramente abbozzato.

Sulla riva non c’è il posto per distendersi; sistemiamo i caschi sopra le bandane e sotto i teli, contraffortati dagli zainetti e dalle sacche in cui abbiamo riposto costumi, maschere, scarpe da scoglio e crema solare, a comporre un tumulo, visibile dal mare, dove nuotiamo a lungo e chiacchieriamo, fino al momento di ripartire, leggeri e freschi di sale, in mezzo al mondo stipato nelle automobili arroventate, che si aggrovigliano nei parcheggi.

Già, “ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto i piedi, se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi…”. Oggi come il 1999, quando i Lunapop di Cesare Cremonini intonavano  quell’accattivante claim musicale a un gioiello della meccanica italiana, assurto a fenomeno di costume a partire dagli anni ‘50, che ardiva neologismi e slogan entrati nella storia della pubblicità. Vi ricordate l’allusivo e fortunatissimo “Chi Vespa mangia le mele”, dalla penna di Gilberto Filippetti che a dispetto delle regole della grammatica tradizionale usava un nome nella funzione di un verbo?  Un’icona del Belpaese, celebrata in pellicole immortali, prima tra tutte “Vacanze romane”, nata dalla collaborazione tra l’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio e il disegnatore Mario D’Este, presentata a Roma nel 1946, e prodotta, a partire dal’anno successivo, negli stabilimenti Piaggio di Pontedera. Quanto alla Vespa cantata da Cremonini, la 50 Special fece la sua prima apparizione al Salone del Ciclo e del Motociclo, alla Fiera Campionaria di Milano, alla fine del 1969, a sei anni dal lancio del primo “cinquantino” della gamma e sbaragliò i concorrenti del mercato su due ruote fino all’ultima serie, prodotta nel 1983.

La Special è stata la prima Vespa di Mac. Rossa con banda nera laterale, truccata a 75 cc, a tre marce, con ruote “Primavera”, teatro di interminabili pomeriggi di operazioni di montaggio e smontaggio.

“Non correte… Vespizzatevi!” recitava uno slogan pubblicitario degli anni ’50.

Mac ed io, quest’estate, l’abbiamo preso alla lettera.

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Emanuela
2 anni fa

Mi piace troppo sapervi viaggiatori in Vespa….direi due “ vespas trotter” in libertà! Buon viaggio amici miei!