Mac è in piedi dalle 7.30, ha fatto le ore piccole ieri, accanto a me, di fronte alla TV, ma gli piace incominciare presto il giorno e sembra non pesargli la seconda serata di Rai Movie, con Marcello e Sophia, Domenico Soriano e Filumena Marturano, diretti da De Sica, dopo una pellicola decisamente scadente che ci siamo sorbiti fino ai titoli di testa, come due bravi pazienti con una medicina sgradevole.
Mac stamattina è di corvée – detesto fare la spesa – si occuperà lui degli acquisti alimentari di vigilia e giorno di Natale, borsa multipla o carrello munito, appiedato e motorizzato, per ottimizzare tempi di percorrenza di tragitti saturi di veicoli/trasporto di carichi/energie impiegate per raggiungere i punti di vendita al dettaglio di cui il nostro municipio di residenza ha provvisto generosamente il suo tessuto urbano: l’Ape di Francesco, per noci e carciofi, il banco di Massimo, al mercato di via Urbano II, per la zucca mantovana e le cipolle di Tropea, quello di Francesco, per il radicchio variegato e i broccoli siciliani, Conad e affiliati per gli ingredienti confezionati, indispensabili per le pietanze che mi accingerò a cucinare, in nome della tradizione.
Tutto è stato predisposto con cura, il periplo conoscerà la sua degna conclusione presso il macellaio di fiducia, a Forte Braschi, dal quale siamo passati nei giorni scorsi per assicurarci la faraona.
Quest’anno – è deciso – sulla tavola natalizia troneggerà, come le spetta per rango, l’aristocratica gallina di Numidia ripiena, la pietanza preferita di Mac, che la mia mamma non mi ha mai mostrato nella sua preparazione, nella pretesa che spettasse a lei sola offrircela nelle occasioni speciali. Io, però, sfogliando l’agenda in cui trascriveva nel suo elegantissimo corsivo ingredienti e procedimenti di squisite vivande, ho trovato la ricetta, nella sezione “Carni”, presentata, in calce alla pagina, come preziosa variante della faraona intera in umido con cognac.
Nel 2016, a quattro mesi esatti dalla scomparsa di papà, le ho prestato i miei servigi, esclusivamente per operazioni di sguatteraggio, ho impugnato saldamente il corpo del volatile e ho proceduto a bruciarne sulla fiamma del gas le ultime piume, prima di predisporla alla farcitura. Bassa manovalanza e nulla più.
La mamma si è portata avanti, ha preparato il ripieno a casa sua, prima di trasferirsi da noi, ma non ha dormito tutta la notte ed è sfinita. Mac passa a prenderla alla Giustiniana e stasera è la vigilia, e questo è l’ultimo Natale e nessuno ce lo ha detto.
Livia è a tavola con le sue nonne, Maria Augusta e Teresa, le nostre mamme, mia e di Mac, la mia che è diventata di cristallo e la sua che ha appena compiuto da sola i 90 anni. Senza Mimmo, senza Annio.
Vida ci ha preparato l’insalata russa, come ogni anno. E’ sola a casa, Beppe e le ragazze sono dalla sorella, e lei si unisce a noi nel corso della cena.
Il 25 la mattina si schiude con calma sul giorno della festa. Mac si sta facendo la barba e io indugio, sono ancora a letto, ho il raffreddore e il mal di testa, mi brucia la gola, ho sudato, ieri sera, tra i fornelli. La mamma ha dormito in camera con Livia, e ora è qui con me, mentre parlo al telefono con mia cugina Natascia – sì, adesso te la passo – in una delle nostre interminabili chiacchierate.
Tutto scorre liquido, il tempo si rovescia. In bagno le ciarle di noi tre ragazze, tre generazioni di figlie uniche, davanti allo specchio, a prendercela comoda – dobbiamo ancora rifare i letti – in questo giorno anarchico che chiamiamo Natale e a cui daremo la forma che ci piace, di ora in ora.
A colazione caffè e torta di zucca, mi è venuta bene, l’abbiamo quasi finita. Niente primo, oggi, per una buona volta abbiamo dato retta a Mac, che si vuole gustare, senza l’interferenza delle altre pietanze, la faraona che abbiamo farcito, rosolato sulla fiamma vivace e che termineremo di cuocere in forno. Pranzeremo così, in quattro e in pace, con gli antipasti rimediati dalla cena della vigilia, l’insalata russa di Vida, la tavola imbandita, le candele accese sul sorriso di Livia, il calice alzato per gli auguri e “Buon Natale, Mimmo!” della mia mamma.
La gallina di Numidia non tradisce le aspettative, “Dalla Sora Augusta” si conferma il ristorante saldamente in testa alla nostra personale classifica di gradimento.
Dopo pranzo Mac accompagna la mamma a casa, deve prepararsi e così faremo noi, se vogliamo partire per Trevignano, almeno entro le otto – abbiamo preso la decisione all’impronta – dopo la messa del pomeriggio. Sì, sta meglio, ha riposato bene, Livia è felice e la sera è leggera. Lungo la strada, la mano della mamma sotto la mia, morbida mentre guido la sua auto. Le nostre parole nel buio della notte che non ha lampioni e cade sul lago.
Mac è tornato carico di vettovaglie. E’ ora di mettersi al lavoro, mi porterò avanti con la farcitura. Apro l’agenda, “Una gallina faraona intera ed eviscerata…”
Non aspettatevi che trascriva la ricetta, in veste di chiosa a queste righe. Non violerò la disposizione materna, custodirò intatto il segreto della declinazione famigliare di una pietanza con la quale amiamo fare festa.
Se la vorrete assaggiare, dovrete passare da me.
E allora Giuseppe ed io ci inviteremo da te!
Vi aspetto!