Los Angeles, 2 agosto 2023 Livia ha in mente grandi piani per la mattinata: non è contemplato lasciare LA senza aver provato l’ebbrezza dell’ascesa all’olimpo patinato dei mortali che regnano sulla città, nell’aria rarefatta dei boulevard e delle colline dei ricchi, prima di mischiarsi nelle contaminazioni di Vine street, sui marciapiedi dalla pavimentazione sconnessa dove la città ha la faccia sporca, e metterci in posa estatica sulle stelle neglette di Marlon Brando e di Audrey Hepburn, oh, ecco, c’è anche Jimmy Dean e Kirk Douglas e James Stewart…
Si valica un confine quando si oltrepassa il cancello magniloquente di Sunset Boulevard e il paesaggio di ville urbane e lussuose automobili obbedisce alle regole del silenzio e del nitore assoluto, e pensare che non ci siamo neppure avvicinati alle residenze dorate delle glorie del cinema e dei magnati del petrolio degli anni ruggenti di Hollywood.
Siamo a bordo della nostra Kia, mettiamo il naso nei quartieri alti di Beverly Hills, fin sulle cime di quelle esilissime palme che disegnano lo skyline nell’immensa distesa della città. Ce ne andiamo sotto al sole, abbiamo terminato con LA e anche la consapevolezza di averne attraversato di fretta le polimorfiche anime si esaurisce sull’asfalto della 101 North che ci porterà a Malibu. Urge il viaggio sotto le ruote.
Costa pacifica e scenario da pellicola americana: strada a due corsie, declivio verde sulla destra, sulla sinistra basculanti dei garage. Parcheggiamo, “Hy guys!” da un tipo bizzarro e spettinato, perfetta iconografia antropologica dell’informale specie umana ivi residente, e uno sguardo al di là delle maglie della rete sulla spiaggia, di fronte alle abitazioni di cui possiamo solo indovinare le vetrate.
Verso il pier, nella direzione opposta, spuntano le case anche sui fianchi della collinetta e si aprono la laguna e il lido. L’Oceano Pacifico nelle onde.
In questo villaggio per ricchi tanti i nomi spagnoli nella toponomastica delle strade, a ricordare che questa terra, un tempo, apparteneva al Messico.
La 101 fila via e noi con lei.
A Santa Barbara tutto è perfetto: la sabbia dorata, il vento, le palme, la gioia di Livia, il nostro abbraccio, le foto. 3 gelati Bindi, al limoncello e due al lampone, e due espresso (double shot) per 28 dollari. Vorremmo fermarci ancora un poco ma si è già fatto tardi e Monterey è lontana.
La 154 West ci consentirà di procedere più speditamente per riprendere la 101, passato Los Olivos. Ci allontaniamo dal litorale, saliamo a mezza costa, lambiamo Los Padres National Forest.
7% di pendenza, il fronte delle montagne e poi, all’improvviso, la polla di Cachuma lake, che da quassù sembra riempire il cono di un antico vulcano. Sempre sotto il volo delle aquile.
Miraggi sulla 154 West. Una cinquantina di minuti, ormai, a San Luis Obispo, rieccoci sulla 101 North: a sinistra cavalli, a destra vigneti.
Direzione Morro Bay, per proseguire sulla litoranea, fino a Monterey. Montagne e uno squirrel sul marciapiede. El Chorro Regional Park. Mucche nere al pascolo.
Prima di Cayucos l’oceano spalanca ancora una volta un panorama ad onde. La radio trasmette musica country e rock ‘n roll sulla carreggiata che corre tra la costa e le casette sulla destra, si inerpica in altura.
Sul Pacifico una spessa foschia, scogliere e spiagge a San Simeon. Praterie che sembrano condursi fino al mare. Una coltre di alghe in superficie, il faro in fronte allo scoglio.
Le nuvole accarezzano le alture verdi e rotonde, raccontano le parole del mare.
Sono chilometri che nessuno ci segue. Ora è montagna e sono tornanti, la strada si restringe e diventa a 2 carreggiate, con qualche saliscendi da ottovolante. Due ragazzi in passeggiata ci salutano con la mano.
Possente di roccia è il passo, lo strapiombo sul mare, il senso del baratro, a pochi passi dal ciglio e ancora solo noi, alle 19.38, a percorrere la costa. Gorda a 8 miglia.
A Willow Creek View Point la nostra auto, un minivan e due turisti seduti ad un piccolo tavolo, intabarrati ad attendere che il giorno si inabissi rosso nell’oceano. Poco più in là un’altra vettura. Il freddo è inaspettato e pungente sulla nostra pelle in sandali e pantaloncini che rabbrividisce, stretta nei giubbini di fortuna raccattati nel portabagagli. Ma è questo l’istante in cui sappiamo di avere incominciato un altro viaggio, che ci rende diversi da quello che siamo stati finora, dalla stagione d’estate, dalle molestie del caldo e della città. E’ l’occidente, la lenta curva della luce nel buio. E’ tempo di andare.
Proseguiamo, nonostante i cartelli ripetano che la strada è interrotta e non ci sono deviazioni: per Google maps tutto fila liscio e noi ci fidiamo. Non ci sarà concesso il Bixby Bridge, stasera, inevitabile il ritorno a San Luis Obispo, a caricare di miglia il nostro cammino per Monterey, ma è l’azzardo che ci ha regalato il tramonto e le tenebre che scendono e, poco prima del bivio per la 46 Est, la luna gigante che sorge. E il Sagittario e lo Scorpione che si svela nell’ultimo e mai scorto metamero della sua coda impallidiscono.
Ci addentriamo sempre più a fondo nella notte, siamo stanchi e affamati. Mettiamo piede nella stanza del motel Clarion Collection, prenotato a Monterey, che è già passata l’una. Il portiere di notte, una donna latino-americana, che abbiamo svegliato, ci consegna con malagrazia le chiavi. Nessuna speranza di mettere sotto ai denti uno spuntino. Per cena una manciata di mirtilli e una mela, quella verde, inscalfibile, della seconda colazione al Renaissance LA Airport Hotel, che sopravvive da una settimana sul fondo del nostro zaino. La stanza è umida e piena di polvere, mi attenderà una notte di passione, temo, e Livia dormirà su uno scadente divano letto in finta pelle.
La stanchezza vincerà ogni ritrosia.
Ma a cosa servono le coto e i filmati, se Maria Paola rende ai nostri occhi così plastiche e suadenti le immagini? Vergognatevi, fratelli minori della penna!
Grazie, Rossella cara, mi confondi!
Grazie Maria Paola,
con le tue parole hai fatto viaggiare con voi anche me!
Bravissima!
Grazie a te, cara Roberta!
Cara M.Paola, mi hai dato la possibilità di fare stasera un’incredibile e originale viaggio guidandomi e tenendomi quasi per mano!!! Ho assaporato il fascino di certi luoghi a me completamente sconosciuti e visti in minima parte solo nei film, quando li hanno solcati i grandi attori che hai citato. Grazie per questa bella opportunità che mi hai regalato.
Grazie, Paola cara!
Ho riassaporato le atmosfere di LA dopo tanto tempo. Il mio viaggio è stato diverso dal tuo non solo perché erano altri tempi e altre compagnie…. Eppure ho ritrovato lo stesso mood che era rimasto sopito nei miei ricordi. Grazie mille Maria Paola!
Grazie, cara Carla!
La descrizione come sempre così perfetta, tanto da far sentire il lettore immerso nel viaggo con l’autrice!!!
Grazie, cara Marilena!