Sono pigra, quest’anno, a Orvinio, o, forse, soltanto stanca. Il viaggio, una ventina di giorni all’altro capo del mondo, nella California statunitense, e poi Nevada, Arizona, Utah, parchi e meraviglie architettoniche della natura e città e strada, ad attraversare altopiani e deserti, a inerpicarsi sui tornanti, a correre a ridosso della costa selvaggia del Pacifico. Tutto d’un fiato, noi tre.
E la lista dei mie buoni propositi quassù, in Sabina – scrivere e scrivere – subisce l’inesorabile, quotidiana decurtazione a concessione del recupero fisiologico.
Scendiamo sempre di meno, in paese, giusto per la passeggiata nel tardo pomeriggio, sino ai pioppi dell’Espineta, e per l’aperitivo, a integrazione immediata delle calorie bruciate nei cinquanta minuti per cinque chilometri dell’attività fisica.
Non ho neanche controllato l’allineamento del puntatore del telescopio, devo essere decisamente affaticata.
I campionati del mondo di atletica leggera, in TV, le partite della nazionale femminile di pallavolo, nel corso degli europei, qualche vecchia pellicola, “Il grande Paese” e “Lawrence d’Arabia”: sì, sembra fatto apposta, una lunga carrellata di immagini dei nostri due ultimi viaggi, in Giordania e negli Stati Uniti, a rinfocolare la malinconia degli spazi senza confine.
Ma stasera c’è il cielo d’estate, a est, sopra la valle dei castelli e del Velino, la sua promessa di stelle cadenti e una bella favola da raccontare, di quelle che sapevano scrivere i Greci, con tutti quegli dei capricciosi e impenitenti, iracondi e pettegoli, divinamente umani.
Mac mi ha aiutata a trasportare sul terrazzo il telescopio per l’osservazione di Giove e delle lune galileiane, una sorta di rito annuale con cui apriamo la stagione delle esplorazioni celesti, e a sud del Triangulum, è certo di avere riconosciuto le Pleiadi. Già, le sette sorelle che ci attendono di solito alla fine di novembre, sulla soglia di casa, a sud-est, tra Ariete e Orione. Il prezioso punto di riferimento degli antichi naviganti, il segnacolo che, insieme alla splendente, rossa Alfa Tauri, di diametro 40 volte superiore a quello del Sole, Aldebaran, in arabo “l’inseguitrice” delle già citate Pleiadi, le Iadi e la nebulosa del Granchio, ci consentono di riconoscere immediatamente la costellazione del Toro.
Quelle che in astronomia costituiscono un ammasso aperto abbastanza giovane, formatosi circa settanta milioni di anni fa, citate da Omero, nella descrizione dello scudo di Achille e del bicchiere d’oro di Nestore, e cantate dai versi immortali di celebri poeti, Saffo, tra tutti, erano nella mitologia le sette ninfe dei boschi figlie di Pleione e di Atlante, sì, proprio lui, il Titano che sulle sue possenti spalle sorreggeva l’intera volta celeste.
Maia, Elettra, Taigete, Alcione, Celeno, Sterope, Merope, nate sul monte Cillene, nella verde Arcadia, erano solite accompagnare Artemide nelle sue avventure venatorie, ma il destino volle che il cacciatore Orione si incapricciasse della loro avvenenza. Sebbene respinto, egli non si diede per vinto e per ben cinque anni si mise al loro inseguimento, attraverso la Beozia, finché Zeus, impietosito, non le tramutò in colombe e, in seguito, in stelle splendenti.
Le loro sorelle o sorellastre, a seconda delle versioni, erano le Iadi, nella mitologia sette, in astronomia le circa duecento giganti rosse, nate quattrocento milioni di anni fa, che costituiscono l’ammasso più vicino alla Terra. Il loro sorgere, nel mese di maggio, annunciava tempo piovoso.
E Giove? Cosa ha a che fare con la costellazione del Toro?
Il potentissimo Zeus era un incorreggibile Don Giovanni! La sua incontenibile passione per le belle donne lo spingeva a ricorrere ai più sottili e impensabili stratagemmi per entrare nelle grazie delle fanciulle più virtuose, a dispetto della sua consorte, la gelosissima e fedelissima Era, figlia di Crono, protettrice delle spose e dei parti.
E la costellazione del Taurus ci racconta, appunto, una delle tante storie che coinvolgono il padre degli Dei e l’affascinante pulzella di cui il Tonante si era invaghito.
La giovane in questione si chiamava Europa ed era figlia del re di Fenicia, Agenore.
Un giorno Zeus la vide dalla cima dell’Olimpo, intenta a giocare sulla spiaggia di Tiro con le sue compagne. Non ci stette a pensare più di tanto, assunse le sembianze di un toro bianco come la neve, splendido, il più mansueto della mandria del re che, per opera divina, si materializzò, dal pascolo sulla montagna, accanto alla spiaggia dove si stava divertendo Europa.
La fanciulla rimase incantata di fronte all’animale, si diede ad accarezzarlo e a intrecciare per lui colorate ghirlande di fiori profumati.
Il toro si accovacciò, permettendo alla ragazza di sistemarsi con agio sulla sua groppa, avanzò sicuro verso la riva, entrò in acqua e nuotando raggiunse Creta dove riprese le sue sembianze divine e si unì a lei. Europa gli generò tre figli di cui uno, Minosse, diventò più tardi il chiacchierato re dell’isola, culla della civiltà minoica.
Mac ama sentirmi raccontare e questa storia è già finita. Giove splende imponente nell’Olimpo delle costellazioni estive.
Scendiamo sempre più di rado in paese, specie di sera. Non è più come prima.
Ricordo una notte stellata, sulla strada che conduce al cimitero, itinerario delle passeggiate degli Orviniesi, un chilometro ad andare e uno a tornare. Con Laura e Pino.
Incominciai a narrare la favola di una regina vanitosa, di un padre snaturato e di una povera fanciulla salvata dalle terribili grinfie di un mostro da un eroe bello e famoso. Il mito di Cassiopea, Cefeo, Andromeda, Cetus e Perseo che si leggeva nel cielo.
Ma questa è un’altra storia. Ve la racconterò la prossima volta.
Maria Paola, quanta sapienza nel tuo cielo! Tu ne scrivi e misteriosamente noi tutti lo sentiamo più’ vicino……Quasi toccabile. Grazie di cuore cara!
Grazie di cuore, Emanuela cara!
Carissima Maria Paola, rimani una sofisticata poetessa pur nel racconto di una stellata notte d’estate.
Brava!
Mariella
Grazie di cuore, carissima Mariella, sono contenta che ti sia piaciuto il mio racconto!
Mia cara “poeta”, mi manca molto sentir raccontare le storie dalla tua viva voce!
Anche noi ogni estate osserviamo Giove e le sue lune, Mercurio e la vicina Luna col nostro piccolo telescopio ma con le tue storie, bellissime anche da leggere, il cielo si anima della vita e delle passioni umane. Complimenti!
Divina
Divina cara, quanto tempo! Ti ringrazio per le tue bellissime parole!
Ciao Maria Paola, è sempre piacevole leggerti!!
Grazie, caro Christos!
Cara, il tuo bel sapere mi affascina sempre! Saggia sì, ma anche molto nostalgica…. sta finendo l’estate! Ti abbraccio, a presto.
Grazie di cuore, Silvia cara!
Cara Paola, non dimentico le serate spese con gli occhi rivolti al cielo di Orvinio, le orecchie tese ad ascoltare i racconti: le tue parole mi incantavano… ancora cerco nel cielo stellato quei bei momenti. Grazie per averceli donati.
Laura cara, grazie, è difficile dimenticare quelle serate.