Viaggio a Creta. Quarta puntata

Festos

Eccoci giunti alla quarta delle puntate dedicate all’isola di Creta che si incentrerà esclusivamente su Festos. Sono dunque opportune, prima di iniziare, quattro chiacchiere sul periodo in cui l’architettura e l’arte fanno di Creta uno dei più interessanti e vivaci centri di civiltà del bacino del Mediterraneo.

Innanzitutto occorre fare un po’ di chiarezza sulla cronologia delle varie fasi che hanno caratterizzato la civiltà minoica, ovvero il cosiddetto Antico, Medio e Tardo Minoico, classificazioni proposte dall’archeologo e storico inglese, Arthur Evans, che nel 1893 avviò gli scavi a Creta, portando alla luce il palazzo di Cnosso.

Gli studiosi, negli anni successivi, si sono discostati dalle date che Evans aveva proposto, basandosi sulla stratificazione e sulla successione dei differenti stili delle suppellettili ceramiche rinvenute e sulle fasi edilizie. Non è mia intenzione scendere nel dettaglio, perché ogni fase è stata a sua volta suddivisa in ulteriori sottofasi, e la configurazione stessa dell’isola di Creta così varia, montagnosa nella parte occidentale, con la pianura della Messarà affacciata al Mar Libico, nella parte centro-meridionale, gli altipiani e le montagne nella parte orientale, i porti che si aprono sulla costa settentrionale si riflette nella diversità degli stili artistici.

In linea di massima, quando vi parlo dei palazzi di Festos e di Cnosso, in questa e nella puntata successiva, faccio riferimento all’età dei secondi palazzi, ovvero il Minoico Medio III B, intorno al 1580, 1550 a. C., durante il quale, successivamente a una catastrofe dovuta a terremoti, si procede alla grandiosa ricostruzione delle residenze che si sviluppa sino al 1400, al Minoico Tardo II, quando furono definitivamente distrutte.

Intanto i palazzi cretesi sono creazioni originali che si discostano da quelli orientali, come quello di Mari, in Siria, o quelli egiziani. Presentano una complessità di vani attorno al cortile centrale che non deve lasciare ipotizzare una disorganicità nell’impianto architettonico, tutt’altro. Gli ingressi monumentali, i vari quartieri del palazzo, quelli domestici, i magazzini, quelli dei servizi rivelano una distribuzione funzionale, frutto di una progettazione organica.

Ho deciso di parlarvi del palazzo di Festos prima di quello di Cnosso, che lo precede per importanza ed estensione, per la profonda suggestione che le rovine grandiose ispirano, per la sua posizione sulle colline che dominano il paesaggio della piana di Massarà, per l’impressione subitanea di austera maestosità che se ne riceve e per il fatto che gli interventi di restauro non ne hanno intaccato la struttura architettonica, come al contrario è accaduto a Cnosso.

Festos godeva di una posizione straordinaria: si estendeva su una collina dai fianchi ripidi, pur se non particolarmente elevata, a guardia della strada che conduceva dal suo porto, Komò, situato a pochi chilometri di distanza, sulla costa meridionale, a Cnosso e al suo scalo, sul versante settentrionale. Quella era, dal II millennio alla metà del XV secolo a. C. la più importante arteria dei commerci tra Creta, l’Egitto e l’Asia Minore.

A Festos, poi, a differenza di Cnosso, le varie fasi edilizie che si sono succedute sono riconoscibili perché distinte da uno strato di calcestruzzo che via via sigillò le rovine della fase precedente.

Prima degli scavi condotti dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene si erano ipotizzate due fasi successive, con la corrispondente costruzione di due estesi palazzi.

In realtà, nel 1950, si rinvennero, sotto quello che era considerato il primo palazzo, il più antico, i resti di due edifici anteriori che fecero pensare a residenze signorili e non a case private, per la ricchezza architettonica e l’eleganza dello stile decorativo.

Chi visita Festos e vuole procedere per ordine, a cominciare dalle rovine del primo palazzo, dovrà accedere dal cortile occidentale, lastricato, limitato a nord da una gradinata imponente, identificata come il teatro, sulla quale prendevano posto gli spettatori.

La facciata principale, come del resto in tutti i palazzi minoici, era rivolta a ovest e qui a Festos, per la prima volta, troviamo un ingresso monumentale, costituito da un portico con colonna fra due ante. Al primo palazzo appartengono i magazzini, i locali di servizio, un vano di culto, e il grande cortile centrale lastricato, chiuso ad ovest da un colonnato.

Dopo la distruzione del primo palazzo, si procedette alla costruzione ex-novo del secondo. Se ne possono ammirare resti davvero notevoli che testimoniano come a ragione il Medio Minoico III sia considerato l’età d’oro dell’architettura cretese.

Il nuovo edificio è costruito su livelli diversi, particolarità che ritroveremo anche a Cnosso e che contribuisce a vivacizzare il complesso. Si accedeva al nuovo cortile occidentale attraverso una scalinata monumentale e un propileo. Intorno al cortile centrale, che era senza dubbio lo spazio aperto più importante dell’intero complesso edilizio, erano distribuiti i vari quartieri, messi in comunicazione da corridoi: quelli di servizio, le officine, i magazzini con i grandi pithoi, i vasi di terracotta per la conservazione delle derrate alimentari.

Nei quartieri signorili le sale si aprivano sui portici. Ogni quartiere, ad eccezione dei magazzini, comprendeva un bacino lustrale annesso.

Il palazzo di Festos, in conclusione, era un edificio complesso, costituito da diverse singole unità: l’ingresso monumentale con ampia scalinata e propileo, il cortile occidentale, quello centrale, i quartieri domestici, nella parte esposta più favorevolmente, i magazzini, serviti da corridoi indipendenti, i quartieri delle officine e dei servizi più appartati e periferici.

Tra il 1450 e il 1400 fu distrutto da un violento incendio e mai ricostruito.

Lo visitiamo pressoché in silenzio, con il sole allo zenith, attenti a riconoscere le due planimetrie sovrapposte, come mi accadde la prima volta, con Gianluca e Francesca, trent’anni fa.

Sono tornata a Phaistos, in un altro tempo, al fianco di chi mi legge fuori e dentro.

Poco più in là Hagia Triada e il tumulo, in alto, circondato dai cipressi.

La nostra quarta puntata è giunta al termine. L’appuntamento tra quindici giorni!

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Andrea Gamberini
1 anno fa

Come sempre, abilità descrittiva invidiabile ed eloquio scorrevole, elegante, ma alla portata di chiunque, dotato di un minimo insindacabile di fantasia e sensibilità, voglia sognare ad occhi aperti… Attendo la descrizione del palazzo di Consso! 😉

Roberta
1 anno fa

Bello, mi sembra di essere lì con te!

Maria
1 anno fa

Un viaggio nel tuo racconto quasi ad essere palpapile di tante straordinarie bellezze.