Tutto il meglio è già qui

Pioggia

E’ il nostro terzo appuntamento. Il primo di giorno.

Io in ritardo, a cercare nei cassetti un costume da bagno per una visita a una minuscola stazione termale – due rettangoli di pietra e acqua calda – da ritrovare a memoria, lungo la provinciale per Tolfa, in una giornata appesa a un’interlocuzione di pioggia.

Domenica mattina, ore undici, e sto ancora con le mani per aria e la testa in tasca, senza un’idea, a pensare a un’immagine con cui presentarmi a Mac che sta arrivando e mi porterà fuori, a fare una gita – ha preparato anche i panini, con il prosciutto crudo e il pane sciapo, come dicono a Roma, e io ho comprato una stupida Coca-Cola – ma è tardi e non so cosa mettermi addosso e afferro il primo maglione e camicia e pantaloni sufficientemente atoni, da infilare sotto ai capelli spettinati.

Saliamo in automobile e attraversiamo la campagna, sulla via della Storta e poi di Boccea, che non conosco, e piove un grigio sottile, appena più chiaro del cielo.

Mac guida e mi sfiora il braccio – è lui o sono io? – e mi guarda di nascosto.

Le curve e la terra con i rami degli alberi e i cespugli che irrompono sulla strada stretta che balza avanti e si arriccia sui dossi. E’ morbido nella voce, Mac, e parla piano. Andiamo via e ci facciamo leggeri.

Non c’è musica in auto, solo noi, e non ricordo cosa ci diciamo, ma la luce sì, è di quelle che mi fanno strizzare gli occhi perché è compatto il fronte del grigio, fuori dal parabrezza e dai finestrini. E il tocco del braccio di Mac, che ora è stabilmente accosto al mio, e proprio tutto è perfetto, come nella canzone di Paolo Conte, “Madeleine”, “Tutto il meglio è già qui, non ci sono parole per spiegare ed intuire e capire…”.

E’ il linguaggio segreto delle cose e di questa strada che ora si è aperta sul mare e corre dritta e non ci lascia, fino a quando scegliamo un altro paesaggio che ha bisogno dell’aria dei tornanti. Più verde il verde, e bianco e languido il manto delle mandrie a riposo sull’erba. Piove e non smetterà mai, anche se qui è il respiro delle alture che cade umido.

Noi ci siamo già raccontati un po’, giusto una settimana fa, davanti al fuoco del camino, a cuocere castagne. Oggi è il calore di una complicità appena nata, che sorride divertita delle nostre braccia che si toccano, mentre il vetro si appanna – ma non siamo noi – e continuiamo ad andare e – forse manca poco – stiamo per raggiungerci.

Perché è questo giorno a condurci e io che, solo un attimo fa, non avevo voglia di ricominciare tutto da capo, sono qui, a camminare su questa terra preistorica, sull’azzardo dell’ultima carta da calare per chiudere la partita. E sono un’altra volta e ancora sono.

E’ tutto così semplice. Moto regolare all’accelerazione naturale del progressivo, inevitabile svelamento.

E’ nostro questo tempo.

Usciamo dall’auto che piove appena. Scendiamo su scalini tagliati aspri nella pietra, ho riconosciuto l’accesso non senza qualche difficoltà, era notte quando ci sono stata la prima volta, l’anno scorso. In questo luogo che di giorno si spoglia di ogni fascino e si rivela piuttosto sporco e squallido, in verità, e quasi inquietante, sarà per le colature di cera e i mozziconi delle candele. Ma siamo qui, l’acqua è calda e chiama, il vapore vela l’aria che sta imbrunendo.

Ci spogliamo dietro a una roccia, ci appoggiamo sopra i vestiti, indossiamo i costumi da bagno, scivoliamo senza indugiare nella vasca, uno di fronte all’altra. Piove, e sempre più fitto e fresco. Dobbiamo rivestirci in fretta – non basta l’ombrello che Mac ha aperto per proteggerli – e correre in auto. La ventola tossisce aria calda e allegra e Mac inizia a cantare una canzone che non si trova più neanche a cercarla in rete, “Mi chiamano tutti Bob, il vagabondo cow-boy” – diamine, non l’ho mai sentita, quanti anni ha? – perché è contento come il bambino che la cantava.

E io, a questo punto, dovrei già aver capito tutto.

Mi asciugo i capelli vicino al bocchettone, parliamo e ridiamo e siamo nuovi.

“Lo so, lo so che questa non è cipria, è sorriso, e sì, che non è luce, è solo un attimo di gloria e riguarda me che sono qui davanti a te sotto la pioggia, mentre tutto intorno è solamente pioggia e Francia”.

Paolo Conte e una stanza e il chiarore d’opaline di un disco di vetro.

Mac ed io perfetti dentro il tempo.

 

 

 

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Angelo Mari
2 anni fa

Sei bellissima! Sei il mio Amore!