Il cambio di stagione o della fugacità delle buone intenzioni

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L’altro giorno, girovagando oziosamente in rete, mi sono imbattuta nell’articolo scritto da Camilla Sernagiotto, il 22 marzo 2021, sulla rivista Grazia, intitolato “ 10 trucchi pratici per fare il cambio armadio senza impazzire”.

Mi trovavo forzatamente reclusa a casa da un provvedimento di quarantena e, senza frapporre più alcun indugio, avrei dovuto occuparmi della vexata quaestio che, puntualmente, due volte all’anno, attende ogni abitante delle due fasce a clima temperato del pianeta Terra, sulla soglia dell’incipiente stagione calda o fredda che sia: il famigerato cambio degli armadi.

Entro quel venerdì, le temperature esterne si sarebbero perfettamente accordate con i capi di abbigliamento che avrebbero preso posto nella sezione più a portata di mano del mio guardaroba, avendo già liquidato con successo l’argomento calzature, il giorno precedente.

Armadio, termine cardine del nostro tema, deriva da armarium che, in latino, stava ad indicare il ripostiglio delle armi. La parola “madia”, probabilmente, ha influenzato il processo linguistico che ha portato alla sostituzione della consonante “r” con la “d”.

Ripostiglio per le armi, già. Del resto non è certo un mistero che un determinato capo, indossato al momento giusto, possa fare la differenza, costituisca, in altre parole, una delle tanti armi di cui disponiamo, per suscitare una reazione positiva dell’altro nei nostri confronti.

Ma, tornando all’articolo citato all’inizio, la Sernagiotto declina nei dieci punti che riporto i suoi consigli per riuscire a compiere l’operazione del cambio di stagione “senza farne un dramma”, trasformandola addirittura nella “fonte di nuovo ordine (fisico e mentale), divertimento e pure di qualche soldo extra”.

  1. Eliminate il superfluo;
  2. Scambiate il superfluo con quello delle amiche o vendetelo;
  3. Stirate tutto prima di appenderlo nell’armadio
  4. Create un ordine visivo
  5. Scegliete le scatole più adatte a voi
  6. Fate il cambio armadio in compagnia
  7. Scegliete il giorno giusto
  8. Svuotate tutti gli armadi e i cassetti
  9. Fate l’inventario del vostro guardaroba
  10. Sentimentalismo solo con capi davvero significativi

Consigli che potranno senz’altro dimostrarsi utili a qualcuno, dato che, a parte ovvietà su cui è davvero superfluo soffermarsi, si ispirano al sano pragmatismo e al buon senso delle generazioni che ci hanno preceduto, che non avranno utilizzato termini come “decluttering” (eliminazione del superfluo), swap party (festa di scambio), “sunday blues” (amarezza della domenica di leopardiana memoria), e ancora “outfit”, “show-room” e “perfect wardrobe”, ma che, a parte qualche situazione di stringente necessità, erano più inclini ad accomodare o regalare qualche abito dismesso piuttosto che a venderlo.

Il cambio di stagione si presenta sempre carico di molte aspettative, prima fra tutte quella di riuscire finalmente a liberare spazio, e qui ritorna in tutta la sua inoppugnabile verità il punto 1 del decalogo della Sernagiotto. Ma io non riesco a misurarmi con il punto 1 senza affrancarlo dalle indissolubili relazioni con il punto 10. Sì, perché per “liberarsi del superfluo” è necessario dimostrarsi intransigenti, immuni dal sentimentalismo che ci stringe a doppio nodo a quei capi che si ripresentano puntuali, due volte all’anno, all’appuntamento, emergendo dagli oscuri recessi in cui li abbiamo relegati, in occasione del precedente cambio di stagione.

Ed eccoci fatalmente giunti al punto: di quegli abiti di cui ci dovremmo liberare noi ricordiamo tutto. Saremmo in grado di ricostruire nel dettaglio l’occasione per la quale li abbiamo acquistati o ci sono stati regalati, i colori e i profumi di quel giorno, le parole, gli sguardi. Simulacri della compiuta sintesi di tempo e spazio.

Mi è capitato di essermi sbarazzata di un capo che stazionava nel limbo da qualche evo per poi struggermi, l’anno successivo, al suo ricordo, o di avergli impresso una sorta di moto di rivoluzione, paragonabile a quello del pianeta Terra attorno al sole, in nome del quale un pantalone o una camicetta, provvisoriamente trasferiti nella casa al lago o in montagna, ritornano, in nome dello stesso principio fisico che regola il volo del boomerang, a reclamare il loro posto nell’armadio dell’appartamento di città. Ciò che esce dalla porta, in altre parole, percorsa una traiettoria circolare o ellittica, è destinato a rientrare dalla finestra.

L’unica soluzione, probabilmente, consisterebbe nella perentoria applicazione alla lettera del punto 6, anche se in questi tempi pandemici è interdetta la prossimità con esseri umani al di fuori del nostro nucleo famigliare, all’interno di un ambiente chiuso. La persona che dovremmo eleggere a nostro sostegno in questa delicata e sofferta operazione, peraltro, dovrebbe fare in modo di ridurci ad uno stato di assoluta immobilità, di paralisi emotiva e fisica, in grado di inibire sul nascere ogni nostra sconsiderata reazione.

Sufficientemente determinata a mettere in pratica le regole auree di Marie Kondo – profeta del decluttering e del metodo KonMari, che ci lusinga promettendoci di trasformare i nostri spazi e la nostra vita – che recitano di conservare nell’armadio solo i capi che si indossano regolarmente, mi accingo con animo sereno al cambio di stagione.

Apro le ante, percorro con sguardo inquisitore l’interno e nel contempo stabilisco le coordinate, calcolo il logaritmo che mi consentirà di portare a compimento l’operazione, imprimendo l’acceleratore di efficienza alla risolutezza di terminare entro la mattinata.

Tanto più che, proprio sotto i pantaloni di lino color senape, rigorosi nel loro taglio sartoriale, acquistati in un delizioso negozio che ha chiuso i battenti dieci anni fa, potrei agevolmente sistemarne un altro paio color magenta, un po’ stinti, in verità ma che, ci giurerei, prima o poi, torneranno di moda.

Non è necessario prendere ora una decisione. Ci penserò l’anno prossimo.

 

 

 

 

 

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Mac
3 anni fa

Eccola qui, la nostra divertente, ironica, spiritosa, pungente Maria Paola.
Un articolo che ci racconta il quotidiano in punta di penna, facendoci divertire e……..richiamandoci…all’ordine!